Il “colore verde” è la newsletter di Nicolas Lozito.
Riportiamo la sua puntata #236 che è uscita proprio oggi, 8 marzo 2025.
Un otto marzo con una musicista, un’entomologa, una giornalista e una giurista.
Quattro donne che riparano il mondo.
Giornalista friulano classe 1990. Dal 2020 cura la sua newsletter “COLORE VERDE“. Si chiama così perché per l’occhio umano, il verde è il colore con più sfumature. E sono molte anche le sfumature di verde quando parliamo di cambiamento climatico, ambientalismo, biodiversità e sostenibilità: bisogna raccontarle tutte e passare parola, tra di noi e, soprattutto, ai più giovani.
I report del World Economic Forum dicono che il Gender gap uomo-donna nelle nostre società si colmerà in oltre 150 anni, addirittura 169 anni per quanto riguarda il divario economico. Nella classifica dei Paesi più virtuosi (guidata dall’Islanda), l’Italia è addirittura al 87° posto su 146 Stati analizzati. Nell’ultimo anno abbiamo perso otto posizioni. La differenza salariale è aumentata invece di ridursi: a parità di mansione, le donne guadagnano in media il 29% in meno, secondo l’Istat. E nelle attività professionali scientifiche e tecniche addirittura il 35,1% in meno.
La questione riguarda tutti. E noi uomini dobbiamo essere i primi a riconoscere il problema e fare di tutto per accelerare i tempi del cambiamento.
E allora oggi lascio spazio a quattro figure femminili che mi ispirano. Sono forse meno famose delle classiche donne ambientaliste che raccontano i media, ma le loro storie valgono più di qualsiasi retorica.
– Ichiko Aoba, la musica come respiro della natura
– Vicki Hird, l’entomologia come forma di responsabilità
– Stefania Divertito, il giornalismo come strumento di memoria collettiva
– Teresa Vicente, la giustizia come freno all’inquinamento
8 marzo: la giornata internazionale dei diritti delle donne

Donne: femminile plurale
ICHIKO AOBA
La musicista che suona la natura
Scommetto che non conoscete Ichiko Aoba, cantautrice giapponese delicata e allo stesso tempo monumentale.
Il suo ultimo album si intitola Luminescent Creatures ed è un viaggio musicale ispirato agli esseri bioluminescenti dell’oceano.
Il disco nasce da un’esperienza personale: durante le sue immersioni nell’arcipelago Ryukyu, Aoba ha osservato da vicino meduse, alghe e stelle marine che brillano nel buio degli abissi.
Femminile plurale
Un’esperienza, come la descrive lei stessa, “terrificante e bellissima”, un atto di resa di fronte all’immensità dell’ambiente. Aoba ha raccontato che:
“Quando sei sott’acqua, il tempo sembra scomparire. Non esisti più come individuo, sei solo parte di qualcosa di più grande.”

Non sono un grandissimo esperto musicale, ma se dovessi recensire l’album direi semplicemente così: “Sembra di ascoltare il Pianeta”. La voce di Aoba è accompagnata da flauti, archi, sintetizzatori; melodie dolci e oniriche. Nel brano 24° 3′ 27.0″ N, 123°47′ 7.5″ E, ad esempio, reinterpreta un antico canto popolare dell’isola giapponese di Hateruma, imparato direttamente dagli abitanti locali.
“Ogni suono è un ecosistema. La mia musica è come l’acqua: scorre, si adatta, riflette il mondo intorno a sé.”
VICKI HIRD
L’entomologa dalla parte degli insetti
Quando pensiamo alla protezione degli animali, ci vengono in mente balene, tigri, elefanti. Ma chi difende gli invertebrati, che rappresentano il 95% delle specie animali sulla Terra?
A farlo è Vicki Hird, entomologa britannica. Di recente, ha fatto discutere con un articolo pubblicato sul Guardian dal titolo provocatorio: “I vermi provano dolore e le formiche sono felici?”. Pensateci… in un periodo in cui l’attenzione globale per l’ambiente vacilla, Hird si assume una bella responsabilità: parlare dei diritti degli invertebrati. Spiega la studiosa:
“La scienza sta evolvendo. Abbiamo scoperto che polpi, api e granchi reagiscono in modo sofisticato al dolore. Se riconosciamo i diritti di mucche e polli, perché non farlo per loro?”
Alcuni Paesi, come il Regno Unito, la Nuova Zelanda e la Svizzera, hanno iniziato a includere i grandi invertebrati nelle leggi sul benessere animale, ma la strada è lunga.

La sua passione nasce da lontano: da bambina allevava formiche sotto il letto, crescendo ha studiato l’impatto dei pesticidi e oggi lotta contro l’uso eccessivo di sostanze chimiche che stanno sterminando gli insetti impollinatori.
“Il declino degli insetti è allarmante. Senza di loro, l’intero ecosistema collassa. Ogni specie conta. E forse, un giorno, ci chiederemo davvero se le formiche sono felici. Speriamo non sia troppo tardi”.
STEFANIA DIVERTITO
la giornalista che denuncia gli ecocidi
In libreria trovate un libro che si intitola Uccidere la natura. Parla di ecocidio. Scritto da Stefania Divertito è appena uscito per Il Saggiatore.
Divertito è una giornalista ambientale d’inchiesta e da anni segue i temi dell’inquinamento. È stata premiata nel 2005 come «cronista dell’anno» per la sua inchiesta quinquennale sull’uranio impoverito, nel 2013 ha ricevuto il premio Pasolini per la sua inchiesta sull’amianto. L’ho intervistata per La Stampa.
“Parlare di ambiente significa parlare di giustizia: il termine ecocidio indica quei reati ambientali così gravi che sono paragonabili ai crimini contro l’umanità”.

Come curare le ferite del Pianeta? Prendere coscienza è il primo passo. Stefania Divertito è cresciuta a San Giovanni a Teduccio, una zona di Napoli segnata dall’inquinamento industriale.
“Quando nel 1985 esplose lo stabilimento dell’Agip, vidi la nube nera coprire la città. Quella fu la mia prima grande presa di coscienza. Negli anni ho perso troppe persone care a causa di tumori legati all’inquinamento. E vedere l’apatia di questi ultimi tempi, come se fossimo ipnotizzati, è insopportabile. Con il libro ho riscoperto una rabbia attiva, quella che ti spinge ad agire. Vorrei che ciò che racconto sia uno strumento per le comunità, un focolare attorno a cui discutere e ritrovare un senso di appartenenza”.
Nel libro ci sono tante protagoniste femminili. Ricercatrici, attiviste, giuriste. Le ho chiesto quale fosse la cosa che le accomuna.
“Quando dialoghi con loro, nessuna parla solo di sé. Ognuna si considera un nodo di una rete più grande, sempre pronta a connettermi con altre persone e a costruire qualcosa insieme”.
TERESA VICENTE
la giurista che ha salvato il Mar Menor
Nel 2022, per la prima volta in Europa, un ecosistema ha ottenuto diritti legali propri: il Mar Menor, la più grande laguna salata del continente. A guidare questa battaglia è stata Teresa Vicente, professoressa di diritto all’Università di Murcia, che ha trasformato una proposta radicale in legge. Per questo è stata insignita del Goldman Prize 2024, il “Nobel per l’ambiente”.
Per Teresa, il Mar Menor è sempre stato un luogo speciale: da bambina, trascorreva lì le estati, nuotando tra acque cristalline e cavallucci marini. Ma decenni di urbanizzazione, agricoltura intensiva e scarico senza freni di fertilizzanti hanno portato la laguna al collasso. Nel 2019, una moria di massa di pesci ha segnato un punto di svolta.

“Vedere la laguna morire davanti ai nostri occhi è stato devastante. Ma è stato anche il momento in cui abbiamo capito che dovevamo agire”.
Nel 2020 Vicente ha lanciato una campagna per riconoscere alla laguna lo status di persona giuridica. “Mi dicevano che in Europa non si poteva fare”, racconta. Ma sapeva che in Colombia e Nuova Zelanda ecosistemi avevano già ottenuto diritti legali. Con l’aiuto dei suoi studenti e di un gruppo di volontari, ha redatto la prima bozza di legge e ha lanciato una Iniziativa Legislativa Popolare, lo strumento che in Spagna permette ai cittadini di proporre leggi direttamente al Parlamento. Per farlo, servivano 500.000 firme. Ne hanno raccolte 640.000.
Nel settembre 2022, dopo un lungo dibattito parlamentare, la legge è stata approvata. Ora il Mar Menor ha diritto alla protezione e alla conservazione, può essere rappresentato in tribunale e difendersi da chi lo danneggia. Per lei, questa è una “seconda rivoluzione copernicana”.
“Nel XVI secolo, Copernico e Galileo ci hanno fatto capire che la Terra non è al centro dell’universo. Oggi dobbiamo comprendere che nemmeno l’uomo è al centro del mondo. Il cuore del sistema è l’ecosistema, perché senza natura non possiamo vivere”.
Il riconoscimento ha aperto un precedente storico. Teresa continua la sua battaglia affinché questo modello venga replicato altrove.
“Abbiamo trasformato un’idea in legge. Ora il Mar Menor ha una voce. Ha una possibilità di sopravvivere. E, forse, altri ecosistemi seguiranno”.
Nicolas Lozito – IL COLORE VERDE
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