Il pascolo come strumento di tutela del suolo, del paesaggio e della biodiversità zootecnica
Il pascolamento, quando ben pianificato e gestito, rappresenta una pratica agricola a elevato valore ecologico. È uno dei pilastri della zootecnia estensiva tradizionale, capace di generare benefici rilevanti non solo per l’allevamento delle razze locali (come cavalli, bovini autoctoni e ovini rustici), ma anche per la conservazione attiva del paesaggio, della fertilità del suolo e degli ecosistemi agro-silvo-pastorali.
Benefici del pascolamento sull’ambiente
- Miglioramento della fertilità del suolo
Il pascolamento stimola l’attività microbica del suolo, grazie al continuo apporto di sostanza organica tramite le deiezioni animali. Questo processo naturale favorisce il mantenimento dell’humus, migliora la struttura del terreno e stimola la biodiversità microbica. - Contenimento della vegetazione infestante e arbustiva
Gli animali al pascolo contribuiscono al controllo della vegetazione invasiva, favorendo la diversità floristica e prevenendo l’avanzata del bosco nelle aree un tempo pascolate, un fenomeno noto come abbandono rurale. - Prevenzione degli incendi
L’attività pastorale riduce l’accumulo di biomassa secca altamente infiammabile, rappresentando così una misura preventiva naturale contro gli incendi boschivi, soprattutto nelle aree collinari e montane.
Alternanza delle specie: un approccio sinergico
L’alternanza nel pascolo tra specie diverse (equini, bovini, ovini) consente di sfruttare in modo equilibrato le risorse erbacee, riducendo la pressione selettiva sulla vegetazione:
- I cavalli, ad esempio, prediligono erbe più grossolane e possono aprire sentieri utili anche agli altri animali.
- I bovini pascolano selettivamente, lasciando spazio a specie vegetali che verranno poi consumate dagli ovini, più adattabili.
Questa complementarietà alimentare consente una migliore gestione del pascolo, evitando il sovra-pascolo e favorendo la rigenerazione del cotico erboso.

Pascolo regolamentato nei parchi: un’opportunità di convivenza
Nelle aree protette, come parchi e riserve naturali, il pascolo regolamentato rappresenta un equilibrio virtuoso tra tutela ambientale e presenza antropica.
Lontano dall’essere una minaccia per l’habitat, l’attività pastorale tradizionale può contribuire attivamente alla conservazione degli ambienti aperti, oggi sempre più minacciati dalla chiusura forestale e dalla perdita di biodiversità secondaria.
In questo contesto, gli “Allevatori Custodi” — spesso depositari di conoscenze antiche e gestori di razze autoctone a rischio — diventano attori fondamentali nel presidio del territorio, nella manutenzione dei sentieri, nella cura del mosaico paesaggistico e nella trasmissione culturale.
Una convivenza civile e rispettosa tra Enti gestori e Allevatori è non solo possibile, ma auspicabile: ciò che serve è una pianificazione condivisa, basata su regole chiare, rotazioni sostenibili, tutela delle fonti idriche e valorizzazione delle produzioni locali.
Bibliografia
- FAO (2019). The State of the World’s Biodiversity for Food and Agriculture.
- ISPRA (2022). Linee guida per la gestione del pascolo nelle aree protette.
- Donadelli, F., & Marongiu, S. (2018). Il pascolo: tecnica agronomica e valore ecologico. Edagricole.
- Gorlier, A., Lonati, M., et al. (2021). Pastoralism and ecosystem services: evidence from the Alps. Ecological Indicators, 128, 107857.
- Rete Rurale Nazionale (RRN). Biodiversità zootecnica e razze autoctone: strategie di conservazione. Ministero Agricoltura.
- Istituto di Ecologia Applicata (2020). Zootecnia estensiva e gestione sostenibile dei pascoli naturali in Italia.
