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Il trasformismo secolare della FESTA DEGLI UCCELLI

by LUISA NARDECCHIA
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Il trasformismo secolare della FESTA DEGLI UCCELLI

Nella cultura popolare, subito dopo i giorni della merla, c’è una “festa degli uccelli”.

Oggi conosciamo questa festa sotto un altro nome, la chiamiamo “San Valentino”, ma ebbe tanti altri nomi diversi nel corso dei secoli e dei millenni, ed era legata al risveglio della natura dopo il letargo dell’inverno.

Le tracce della festa nei proverbi popolari

“A San Valentino ogni uccello ripiglia il cammino”; “A San Valentino canta l’allodola in cima al pino”; “A San Valentino s’accoppia l’allodola”; “Per San Valentino se ne vanno le anatre e arrivano le alzavole”. É Luciano Morbiato, docente di tradizioni popolari, che ha rintracciato, nel corso dei secoli, la coincidenza tra la festa di San Valentino e il riferimento all’accoppiamento degli uccelli presente in numerosi proverbi italiani.

Il trasformismo secolare della FESTA DEGLI UCCELLI

La tradizione

Da sempre l’inizio della primavera si lega all’arrivo dei volatili, che sono gli esseri più immediatamente visibili e vicini agli occhi degli umani: aeriae primum volucres te, diva, tuumque significant initum, canta Lucrezio, cioè “prima di tutti gli altri animali, sono gli uccelli a cantare il tuo arrivo” (vv.12-13).

Evidenze che restano nella cultura popolare attraverso i proverbi.

Fermiamoci a guardare!

Ma il rischio attuale è che la conservazione delle antiche festività rurali si leghi all’alternanza dei prodotti sugli scaffali dei supermercati, piuttosto che ai cicli stagionali. Ai panettoni seguono le calze della befana, alle calze della befana si sovrappongono immediate le frappe di carnevale, subito dopo ecco i baci di San Valentino, seguiti senza respiro dalle uova di pasqua.

Siamo sempre un passo avanti rispetto alla Natura, e i tempi vengono dettati non più dalle stagioni, ma dalla necessità di “bruciare” la concorrenza.

Eppure Natura non facit saltus

Il trasformismo secolare della FESTA DEGLI UCCELLI

Primavera, festa dell’arrivo degli uccelli, festa dell’amore

Bisogna recuperare gli intervalli necessari al reale godimento di una festa così bella. Come? Recuperando il suo vero significato, ripercorrendone la storia nel modo che più ci avvicina all’essenza della festa.

Perciò oggi celebriamo la “festa degli uccelli”, ormai nota come San Valentino.

La rinascita della vita (e dell’amore) inizia a Febbraio

La celebrazione va a radicarsi su un terreno pagano antichissimo: il primo, vero nucleo originario di questa festa risale ai Lupercali, feste latine che celebravano la fine del periodo invernale e l’inizio della fertilità primaverile.

Lupercus era un dio latino (forse Fauno, forse Pan) collegato al lupo sacro a Marte, il cui tempio era collocato in una grotta sul Palatino, dove ogni 15 febbraio – appunto – si celebrava un rituale suggestivo di purificazione del gregge.

In latino, februare significa “purificare”.

Il trasformismo secolare della FESTA DEGLI UCCELLI

Il rito era piuttosto scabroso: i celebranti, coperti esclusivamente con le pelli di capre offerte in sacrificio, correvano sulla Via Sacra colpendo con fruste di cuoio tutte le donne che incontravano. I colpi venivano accettati di buon grado, perché si pensava assicurassero la fecondità.

A corollario, avvenivano non pochi divertimenti carnali di vario genere.

Che c’entra San Valentino?

Questo rituale resistette tenacemente in forme più o meno simili anche nei primi secoli della cristianizzazione, finché papa Gelasio nel 494 d.C. in un’apposita invettiva Adversus Andromachum senatorem si scagliò contro queste celebrazioni, proibendo ai fedeli di partecipare in qualsiasi modo alla cerimonia.

Due anni dopo, Gelasio ufficializzò una festa “dell’amore” priva di connotazioni sessuali e legandola al Santo martirizzato il 15 febbraio per aver celebrato matrimoni contro la volontà imperiale.

Travagliata e ancora incerta, però, la dinamica della storia, e chi vuole approfondire può farlo facilmente.

Le testimonianze letterarie

Sono i poeti a darci le uniche certezze possibili in argomento: abbiamo poesie, versi e citazioni letterarie in Chaucer, Carlo d’Orléans, e Shakespeare, che dimostrano la popolarità del Santo e diffondono l’espressione: “essere il Valentino di qualcuno”.

La devozione prese piede già dall’anno Mille (galeotto l’amor cortese), ma la vera e propria divulgazione avvenne solo dopo la canonizzazione del santo, nel 1496, grazie ai benedettini, custodi della basilica di Terni, e ai loro numerosi monasteri in Francia e in Inghilterra.

Ecco perché la festa non resta circoscritta a un ambito locale, ma si espande a macchia d’olio nelle terre cristiane.

La celebrazione di Valentino diventa “europea” e inizia e il viaggio!

Probabilmente non si raggiungeranno mai ulteriori certezze sulle problematiche legate a questa festa, ma poco importa, perché per lo studioso di cultura antropologica “la verità biografica del santo è un elemento ininfluente”.

Oggi questa festa ha assunto dimensioni spropositate, tanto che Roberto Segatori ha parlato di “uso sociale di San Valentino” collegando il successo della festività ai piani di marketing e al giro di affari al livello mondiale che si scatena il 14 febbraio, facendo leva anche sul bisogno di “buoni sentimenti” in questo difficile periodo storico.

Migliaia di lettere d’amore vengono recapitate alla basilica di Terni (la maggior parte, pare, dal Giappone).

Morale della favola

L’unica certezza, nella complicata vicenda di tutte le narrazioni, è che i bisogni più radicati dell’uomo sono sempre quelli legati alla Natura. Seppur visti dalla finestra, i cicli di flora e fauna che rinascono dopo l’inverno riescono ancora a incidere sul nostro immaginario e a darci una gioia autentica.

Tutti noi, per quanto urbanizzati, meccanizzati, inscatolati in realtà ferocemente consumistiche, per quanto lontani dalle campagne, tutti noi riusciamo ancora a sentire i cambi di stagione per il solo fatto che la luce del sole ci arriva diversa. Facciamoci caso.

Salvarci dall’allontanamento prodotto da una civiltà insostenibile

Si può, mantenendo il contatto, riconoscendo e alimentando il desiderio di naturalità, coltivando piccole cose.

Un’uscita nell’immediata periferia, la cura di un’aiola sotto casa, di un balcone fiorito.

La forza generatrice della natura in primavera è Venere, l’amore, l’attrazione sessuale che porta alla riproduzione di tutte le specie esistenti, non possiamo e non dobbiamo non sentirla.

In questo modo possiamo godere dello scorrere del tempo, delle stagioni dell’anno e di quelle della nostra stessa vita.

Restituire alle festività il valore naturale che ci consente di godercele pienamente.

Tramandarle ai nostri figli.

E tramandare, con esse, il senso della loro stessa vita.

Luisa Nardecchia

Il trasformismo secolare della FESTA DEGLI INNAMORATI - PASSIONECAITPR

Il risveglio della Biodiversità

Recuperare il senso autentico delle festività significa riconnettersi con i ritmi della natura, allontanandoci dalla frenesia annichilente della nostra epoca.

Attraverso un’antica celebrazione legata ai cicli naturali e al ritorno della vita dopo l’inverno, riscopriamo un momento cruciale per la natura e la biodiversità.

Prima ancora di diventare simbolo dell’amore romantico, questa ricorrenza era associata all’arrivo della primavera e al risveglio della fauna selvatica, come testimonia il bellissimo excursus che hai appena letto.

www.savethebiodiversity.it

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