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Era il 1992: quanto tutto ebbe inizio. Un excursus sulla percezione della Biodiversità attraverso i secoli

by ANNALISA PARISI
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Le Nazioni Unite, per commemorare l’adozione del testo della Convenzione per la Diversità Biologica, avvenuta il 22 maggio 1992, hanno proclamato questa data come la Giornata Internazionale per la Biodiversità, con l’obiettivo di sensibilizzare alla comprensione e alla consapevolezza dei problemi legati alla biodiversità.

Quando è nata la biodiversità?

Il termine biodiversità (traduzione dall’inglese biodiversity, a sua volta abbreviazione di biological diversity) è stato coniato nel 1988 dall’entomologo americano Edward O. Wilson.

Nelle epoche primitive, gli esseri umani erano intimamente connessi alla biodiversità. Vivevano in armonia con il mondo naturale, raccogliendo frutti selvatici, seguendo le tracce degli animali e celebrando la generosità della Terra.

La biodiversità era parte integrante della loro esistenza, anche se non aveva ancora un nome.


MAGNA GRECIA

Già nella Magna Grecia, durante il periodo classico greco (circa dal VI al IV secolo a.C.), ci sono alcune evidenze di una certa sensibilità verso la conservazione della natura e dell’ambiente.

La cultura greca, con la sua ricca tradizione filosofica e scientifica, comprendeva alcuni pensatori che si interessavano alla relazione tra gli esseri umani e l’ambiente naturale. Alcuni filosofi come Aristotele e Platone riflettevano sull’importanza della terra e della natura nella vita umana, riconoscendo la sua importanza per la sopravvivenza e il benessere delle società umane.

Inoltre, gli antichi Greci svilupparono tecniche di agricoltura e gestione del suolo che riflettevano una certa comprensione dell’importanza della conservazione delle risorse naturali. Utilizzavano sistemi di terrazzamento e tecniche di irrigazione per migliorare la produttività delle terre agricole e proteggere i terreni dall’erosione.

In ambito urbanistico, alcune città greche mostrarono un certo rispetto per l’ambiente circostante. Vennero infatti, istituiti parchi, corti e giardini pubblici, come l’Accademia di Atene, che era circondata da giardini e boschetti dedicati alla riflessione filosofica e alla contemplazione della natura.

Tuttavia, è importante sottolineare che, come nell’antica Roma, l’approccio greco alla conservazione della natura era principalmente orientato al beneficio umano e alla prosperità delle città-stato greche. Anche se c’erano certamente elementi di rispetto per l’ambiente e di consapevolezza della sua importanza, la protezione della biodiversità e la conservazione degli ecosistemi per il loro valore intrinseco non erano ancora concezioni esplicite durante il periodo della Magna Grecia.


ANNO 1000

Intorno all’anno 1000, periodo conosciuto come il periodo dell’Alto Medioevo, l’attenzione alla conservazione della natura e dell’ambiente era fortemente influenzata dalle concezioni culturali e dalle necessità pratiche delle società dell’epoca.

Durante questo periodo, la maggior parte dell’Europa era dominata da società agricole, con le persone che dipendevano principalmente dalle risorse naturali per il loro sostentamento. Ci sono alcune evidenze che indicano una certa preoccupazione per la conservazione delle risorse naturali, sebbene sia principalmente legata all’uso sostenibile delle terre agricole e dei boschi.

In alcune parti dell’Europa, si svilupparono regolamentazioni locali per la gestione delle risorse naturali. In Inghilterra, vennero introdotte le leggi della “Common Law”, che includevano disposizioni per la protezione delle foreste e la regolamentazione dell’uso del legname e della caccia.

Inoltre, durante questo periodo, si verificarono alcuni cambiamenti nella gestione del territorio. L’istituzione di monasteri e abbazie, che possedevano vaste estensioni di terra, portò all’adozione di pratiche di gestione sostenibile delle risorse, come la rotazione delle colture e la gestione forestale.

Tuttavia, è importante sottolineare che l’attenzione alla conservazione della natura e dell’ambiente nell’anno 1000 era principalmente legata alla soddisfazione delle esigenze umane immediate, come il sostentamento attraverso l’agricoltura e la caccia, piuttosto che alla preservazione della biodiversità e degli ecosistemi per il loro valore intrinseco.

La concezione moderna di conservazione ambientale, che pone l’accento sulla protezione degli habitat naturali e sulla salvaguardia della biodiversità, era ancora lontana dall’essere sviluppata.


XVI SECOLO

Diversi secoli più tardi nel XVI secolo, durante il periodo rinascimentale, ci sono stati alcuni accenni alla conservazione della natura e dell’ambiente, sebbene non fossero così sviluppati come i movimenti moderni per la conservazione ambientale.

Uno degli esempi più noti proviene dall’Italia rinascimentale, dove alcune città iniziarono a prendere provvedimenti per proteggere le risorse naturali. Basti pensare che a Firenze nel 1566, il Granduca di Toscana, Cosimo I de’ Medici, istituì il primo parco pubblico urbano d’Europa, il Parco di Pratolino, che includeva boschi, giardini e un lago. Anche se non era esattamente una misura per la conservazione ambientale come la intendiamo oggi, questo gesto rifletteva una certa sensibilità nei confronti del paesaggio naturale e delle sue risorse.

Inoltre, nel XVI secolo, c’erano individui che esprimevano preoccupazione per la deforestazione e l’uso sostenibile delle risorse naturali. Ad esempio, il filosofo e scrittore inglese Sir Thomas More, nel suo libro del 1516 “Utopia”, immaginava una società ideale che avrebbe gestito le risorse naturali in modo sostenibile, evitando la distruzione dell’ambiente.

Tuttavia, è importante notare che queste iniziative e idee erano ancora sporadiche e limitate rispetto ai movimenti moderni per la conservazione ambientale. La consapevolezza della necessità di conservare la natura e l’ambiente si è sviluppata progressivamente nel corso dei secoli successivi, con l’emergere di una maggiore comprensione scientifica degli ecosistemi e dei loro equilibri, nonché con l’accentuazione delle sfide ambientali causate dall’industrializzazione e dall’urbanizzazione.


XIX SECOLO

Nella prima metà del XIX secolo, naturalisti e scienziati cominciarono a riconoscere la varietà di forme di vita presenti sulla Terra e la loro interconnessione. Nel corso del tempo, questo concetto si sviluppò ulteriormente, diventando una parola chiave nel vocabolario della conservazione ambientale.

Nel XX secolo, con l’aumento delle minacce alla natura – dalla deforestazione all’inquinamento – la biodiversità divenne un tema centrale nelle discussioni scientifiche e politiche. Le organizzazioni ambientaliste sottolinearono l’importanza di proteggere la diversità biologica per garantire la stabilità degli ecosistemi e il benessere umano.

Oggi, nel XXI secolo, il termine “biodiversità” risuona in tutto il mondo. È presente nei documenti internazionali, nei trattati ambientali e nelle politiche nazionali. È un monito contro la perdita accelerata di specie e habitat e un appello all’azione per preservare la ricchezza della vita sulla Terra.


XXI SECOLO

Ma la storia della biodiversità non è finita. Mentre affrontiamo sfide globali come il cambiamento climatico e la perdita di habitat, il concetto di biodiversità continua ad evolversi. Nuove tecnologie e nuove idee offrono nuove speranze per proteggere e ripristinare gli ecosistemi del nostro pianeta.

E così, il viaggio del termine “biodiversità” continua, guidato dalla consapevolezza della nostra interconnessione con il mondo naturale e dalla determinazione a preservare la bellezza e la diversità della vita sulla Terra.

Che la nostra storia futura sia segnata dalla saggezza e dalla compassione necessarie per proteggere e celebrare la biodiversità in tutte le sue forme.


Il 27 febbraio 2024, il Parlamento Europeo ha approvato la “Nature Restoration Law”  cd. Legge sul ripristino della natura. Questa legge, approvata con un sostegno  di 329 voti a favore, 275 contrari e 24 astenuti, rappresenta un punto di partenza per la protezione e il ripristino degli ecosistemi europei.
Tra le disposizioni più rilevanti di questa legge, si evidenzia l’introduzione del reato di ecocidio, una misura forte volta a punire coloro che danneggiano l’ambiente attraverso atti di inquinamento. Inoltre, la legge stabilisce obiettivi  per il ripristino degli ecosistemi, con un invito agli Stati membri a ripristinare almeno il 30% delle torbiere prosciugate entro il 2030 e a progredire sugli indicatori della biodiversità agricola, compreso l’aumento del numero di farfalle delle praterie e uccelli da allevamento.

Definire storico questo momento non è affatto eccessivo. L’Europa si dota di una legge senza precedenti per rigenerare gli habitat naturali e gli ecosistemi di tutto il pianeta. 

È la cosa più importante accaduta nell’Unione Europea, sotto il profilo naturalistico/ambientale.

ARTICOLO UFFICIO STAMPA PARLAMENTO EUROPEO

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