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I bovini Romagnoli

by ANNALISA PARISI
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Nel 1953 la razza bovina Romagnola era diffusissima: c’erano mezzo milione di capi, allevati in un areale molto vasto, che dal Veneto, attraverso l’Emilia, arrivava fino alle Marche. Oggi ne sono rimasti circa 15.000. Una riduzione drastica, legata alla crisi generale dell’allevamento estensivo: in queste zone – e in particolare nelle terre romagnole – l’agricoltura ha infatti preferito puntare sulla frutticoltura e sulle produzioni intensive.
Eppure, la storia della razza Romagnola ha origini antichissime: probabilmente i suoi antenati arrivarono in Italia con i Longobardi o i Goti, attorno al IV secolo d.C. Riconoscibile dal mantello grigio-chiaro tendente al bianco (in particolare nelle femmine) con sfumature grigie in diverse regioni del corpo, la Romagnola ha un notevole sviluppo muscolare e arti robusti. Ha inoltre corna nere ben sviluppate, a forma di lira nelle femmine e di mezza luna nei maschi.
È considerata il bovino più resistente al clima tra le razze bianche: la sua adattabilità a terreni difficili la rende un ottimo animale da pascolo che mal sopporta la stabulazione fissa.

Qualche cenno storico

Non fu creata in un attimo, nè uscì perfetta come Minerva dalla testa di Giove, ma è frutto del lavoro paziente, intelligente, appassionato di tutta una schiera di allevatori che da circa mezzo secolo le hanno prodigato le loro cure…

Con queste parole Dino Sbrozzi descrive nel 1930 la razza gentile romagnola.

Con mirabile sapienza Alberto Silvestri nel 1975 ne narra la sua splendida storia. Figlia delle terre della Cina (razza delle steppe), si è inserita prima in Mongolia e poi nell’Est Europeo fino a raggiungere le terre di Romagna.

Nel 1876 a Lyon vengono pesati otto buoi, il più pesante è 801 kg. il più “leggero” 700. A Parigi, all’esposizione mondiale del 1900, ottiene la sua consacrazione ufficiale, attribuitagli per l’elevato valore zootecnico. È stata fonte di ispirazione di tanti artisti, tra cui spiccano Pascoli, Carducci, Guerra, Spallicci e Marchini.

Ma fortunatamente la storia continua, ed oggi viene ancora allevata al pascolo, come coadiutore nella gestione e nella salvaguardia dei territori.

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