Gli estesi pascoli del Gargano ospitano circa 21.000 bovini alcuni dei quali utilizzano anche il bosco in alcuni periodi dell’anno. Tra le razze bovine un posto di primo piano spetta ai bovini podolici. Si tratta di animali caratteristici con profilo rettilineo, larghe corna e un caratteristico mantello grigio.
Le podoliche sono vacche rustiche, capaci di adattarsi a condizioni ambientali anche molto difficili, pascolando su suoli poveri o negli arbusteti.
La sua limitata capacità di produrre latte rispetto ad altre razze ha però decretato il declino della specie: oggi in Italia si contano solo 25 mila capi, presenti soprattutto nelle regioni meridionali italiane. La maggior parte delle razze bovine italiane nasce attorno alla metà del XIX secolo.
In quegli anni infatti, in seguito all’introduzione di ceppi genetici provenienti da altri Paesi e agli incroci con quelli autoctoni, si ottengono le razze che tutti conosciamo: la Chianina, la Piemontese, la Romagnola. In questo periodo si delinea anche la grande divisione zootecnica del nostro Paese: il Nord Italia privilegia lo sviluppo di bovini da latte e da carne, il Sud conserva razze dalla spiccata attitudine al lavoro e, in subordine, da carne.
Se la straordinaria adattabilità della razza Podolica, la sua resistenza alle malattie e la sua rusticità ne favoriscono inizialmente la capillare diffusione su tutto il territorio, proprio le sue caratteristiche poco “moderne” (scarsa attitudine alla stabulazione, produzione di latte minima, carni sapide ma tendenzialmente fibrose e dure) ne hanno provocato la vistosa riduzione.
Sul Gargano la vacca podolica si trova allo stato brado sulle alture di Rignano Garganico, Monte Sant’Angelo, San Marco in Lamis, San Nicandro Garganico, Mattinata, Carpino e nella tenuta di Santa Tecla a Vieste. Attualmente nel Parco Nazionale del Gargano sono 350 i capi iscritti al Libro Genealogico, e altri 300 capi sono in via di registrazione.
L’origina storica della razza
È opinione ormai accettata che il bovino podolico discenda dal Bos primigenius o Uro, il primo bovino di cui si abbiano reperti, di grande mole, a corna lunghe e il cui addomesticamento si suppone sia avvenuto quattro millenni avanti Cristo nel Medio Oriente. L’Uro (Bos primigenius), viveva libero quasi ovunque in Europa. Sulla provenienza del bovino podolico esistono due teorie contrastanti: secondo una, esso sarebbe arrivato in Italia con le invasioni barbariche e più precisamente con l’invasione degli Unni che, provenienti dalla Mongolia e dalla Manciuria, giunsero in Italia nel 452 d.C. passando attraverso la steppa ucraina, che può essere considerata la culla di origine della Podolica (la Podolia è una regione storica del CentroEst Europeo); secondo l’altra, invece, fin dal I secolo a.C. a Roma sarebbero stati presenti bovini a corna lunghe provenienti da Creta, dove già in epoca minoica esisteva un bovino macrocero identificabile con il Bos primigenius, inoltre il sud della Calabria era chiamato dai greci Vitelia (terra dei vitelli), abitata dall’antico popolo dei Vitali o Itali, che ha poi dato origine al nome Italia. La mitologia greca, che ha dato forti contributi alla cultura popolare calabra e lucana, narra che Zeus trasformatosi in Toro rapì Europa facendosi cavalcare (Europa contiene l’etimo URO) e quest’associazione simbolica del nome del nostro continente con un toro la dice lunga di come doveva essere il paesaggio delle steppe europee oltre 5-6 mila anni fa. A testimonianza della massiccia presenza di questo grosso mammifero nelle nostre regioni basta visitare il Museo di Storia Naturale di Rotonda dove è possibile vedere un femore di un Uro vissuto nel territorio Rotondese circa 100.000 anni fa. Ma la prova dell’esistenza dell’Uro, in epoca relativamente recente, nell’area del Pollino è confermata dall’esistenza nella Grotta del Romito dell’ormai famosissimo graffito su pietra. L’Uro doveva rappresentare un importante simbolo di vita e di ricchezza per il suo clan. Forse anche il perno della religiosità tribale, considerando il forte potere di coesione sociale che poteva avere la caccia ad un grosso erbivoro: l’altezza al garrese secondo alcuni autori pare raggiungesse i 180 cm, la lunghezza i 3 m e il peso i 10 quintali. Sapere dove e come sia avvenuto l’addomesticamento del bue dall’Uro non è facile, anche se ne è certa la discendenza; probabilmente qui da noi i bovini domestici hanno seguito le grandi immigrazioni indoeuropee, all’alba delle civiltà mediterranee.